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domenica 5 aprile 2009

Tarta de Santiago

Sebbene non sia mai stato in Spagna, cosa della quale mi vergogno profondamente, non sono del tutto ignorante in materia di cucina iberica, vuoi per via delle ricette esportate dagli spagnoli in Messico, vuoi perché i ristoranti spagnoli erano una delle mete preferite con gli amici durante il mio esilio dorato londinese.

Nell'immaginario italico tuttavia la cucina spagnola è sinonimo quasi sempre di paella, mentre invece come tutte le cucine di antica tradizione, quella spagnola vanta numerosissimi piatti e prodotti spiccatamente regionali.
La tarta de Santiago è un po' come il turrón de Jijona, una specialità tipica di una regione, la Galizia (con tanto di marchio IGP), divenuta poi nel corso degli anni una specie di gloria nazionale.

A questo punto una domanda s'impone: ma chi era mai questo Santiago per meritarsi una torta così buona?

Santiago altri non è che l'apostolo Giacomo il Maggiore, che la tradizione cristiana vuole evangelizzatore della Spagna. Ovviamente il famoso santuario di Santiago de Compostela, tappa finale dell'altrettanto famoso cammino è proprio dedicato a lui.

C'è da aggiungere che, se il povero Giacomo finì martire, decapitato con quella spada a cui si ispira il disegno dell'elsa della croce a lui dedicata e che funge da decorazione per la torta, non furono mica pochi quelli che nel Nuovo Mondo finirono a loro volta martirizzati dalle lame dei Conquistadores al grido di "por Santiago!" i quali, quando c'era da tagliare, mozzare e ardere vivi, non badavano a spese.

In realtà questa torta non nacque per essere dedicata a San Giacomo, ripercorrendo la storia della ricetta pare che in origine fosse semplicemente tarta de almendra, cioé torta di mandorla, poi ai primi del novecento una pasticceria di Santiago de Compostela inizia a decorarla con il motivo a croce e da allora la cosa ha preso piede fino a diventare imprescindibile.
Chi volesse ripercorrere la storia di questo dolce, potrà trovare notizie su wikipedia.

Di ricette di tarta de Santiago ne esistono diverse, questa è senza farina e l'ho trovata sul sito di Carmela, corredata da moltissimi commenti entusiastici, mi riservo di provare anche quella con, si sa, io sono per l'approccio scientifico-filologico!

Ingredienti:
200g di mandorle
200g di zucchero di canna golden caster
4 uova
zucchero a velo q.b.
farina q.b.
mezzo cucchiaino di essenza di vaniglia (opz.)

Procedimento:
Ebbene sì, ho montato le uova usando il mio Kitchen Aid. Grazie alla tecnologia fare la tarta de Santiago è una vera passeggiata. Si mettono le quattro uova intere nel recipiente della macchina infernale assieme allo zucchero e alla vaniglia e si alza gradualmente la velocità come se si dovessero montare le chiare e la si lascia sbattere finché il tutto non sarà diventato una strepitosa crema spumosa quasi completamente bianca.


Nel frattempo macinate le mandorle non tostate fino a ridurle in farina. Aggiungete la farina di mandorla un po' alla volta mentre l'aggeggio infernale va al minimo. Quando il tutto sarà ben amalgamato, prendete uno stampo da 24cm, imburratelo e infarinatelo.
Versate il tutto e infornate a 180 gradi per 30-35 minuti.
Verificate sempre con il solito spiedo la cottura interna.


Mentre si cuoce noterete che la torta si alzerà notevolmente. Da quel che ho visto nelle foto su internet, la torta raffreddandosi è destinata ad abbassarsi e secondo me non c'è nulla di strano dato che non ha farina e non la si vuole secca, ma vellutata al palato.


Una volta raffreddata la tarta de Santiago va rigorosamente decorata con la cruz de Santiago.
Io, da pasticcione quale sono, ovviamente dopo aver disegnato la croce di Santiago l'ho ritagliata in negativo, chissà a cosa stavo pensando, per cui ho pensato bene di spolverarla prima tutta di zucchero a velo e poi di cacao per metterci una pezza.

La torta mi sembra sia venuta veramente spettacolare, sofficissima, vellutata, una di quelle robe pericolosissime perché si rischia di mangiarsela tutta senza manco accorgesene!
Toccherà rifarla!

2 commenti:

Marcela ha detto...

Una bomba! :D Ma che buona...
Leyendo he caído en cuenta que Giacomo es Santiago. Es el apóstol de los mil nombres. :D Desde Diego a Jacobo.
El que después lo hayan invocado en diversos gritos de guerra desde la Reconquista no es culpa del apóstol. Más bien se hubiesen detenido a preparar una tarta, o varias, y la historia hubiese sido distinta, o quizás no? Mejor este tipo de bombas.
E ritornando alla bomba, cosa hai usato per macinare le mandorle?
Saluti,
Marcela

Byte64 ha detto...

Marcela,
ma la tarta de Santiago è usanza farla in Argentina?
In Messico non l'ho mai vista, ma magari è colpa mia che non sto attento... ;-)

Le mandorle le macino col macina-caffè, una specie di frullatore piccolo con due lamette e la farina viene finissima. Con lo stesso metodo faccio anche lo zucchero a velo.

Questa torta è dannatamente buona nella sua semplicità, alla fine è una delle ricette più semplici che si possano fare.

In Sicilia fanno un sacco di dolcetti a base di chiare d'uovo e farina di mandorle, con aggiunta di vari sapori tipo scorza d'arancia, di mandarino, pistacchio, ecc.

In effetti viene da chiedersi se tutti questi dolci non abbiano un antenato comune a causa della dominazione spagnola.

Ciao!

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